Capitolo VI, 3° parte - L’Arca : l’alleanza tra i mondi

 

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David immerso nel cuore dell’esperienza per trovare la vera Opera alchemica interiore…

 

Gli eventi che vivo spingono a scoprire più profondamente il gioco della predazione a cui sono soggetto, giacché lo scopo di questo approfondimento è quello di aprire il cammino della liberazione.

 

Constato stupito la perfezione e l’infallibilità della morsa dei sovrani SDS. Risvegliandosi la vigilanza, la caccia ai sotterfugi mi rivela quanto sia incredibilmente sofisticata la presa SDS.

Mi sento accerchiato se non svento uno dei meccanismi, se penso di aver addomesticato per bene il predatore, esso tiene le briglie sia nei due sensi opposti, sia là dove non me l’aspetto o ancora là dove penso che il problema sia risolto…

 

Il predatore mi avvolge ed io non so più, non vedo più, divento il suo automa ancora per un lungo momento prima che ritorni di nuovo in me…

Allora il clic dopo la sofferenza, l’osservazione del conflitto, lo scambio di opinioni di chi mi sta attorno, la conoscenza dei suoi stratagemmi che si affina sempre più, mi riportano ad uno stato di lucidità il cui tempo diventa sempre più lungo.

 

Eh si ! Il contatto con le nostre fdebolezze e il togliere il velo alle nostre credenze in modo sincero, non vanno sempre bene e non sono sempre produttivi come pensiamo perché, chi valuta questo cammino attraverso i nostri occhi, chi ci dirige verso questa o quella terapia ?

 

Se non ci fosse il predatore, l’autoregolazione funzionerebbe senza fallire, ma con la sua interferenza, il cammino verso la radice delle debolezze e delle credenze va a perdersi in genere sin dall’inizio.

Il mio predatore che utilizza i programmi del rifiuto, l’ingiustizia, la svalutazione o ancora il bisogno del riconoscimento, mi sbarra la strada verso la risoluzione delle memorie che vi sono associate. Mi chiude nei suoi stessi riflessi di sopravvivenza in modo implacabile. Mi distoglie da una introspezione facendomi attraversare la strada della sofferenza.

 

Questo è lo stato che prima di tutto devo accettare per riuscire a superare il gradino che mi si presenta.

Il predatore, quindi la maggior parte di me, che mi invade con la sua proiezione psichica, non fa altro che interpretare e giustificarsi, continuando a scaricare all’esterno la causa dei problemi.

Tale stato viene attivato dall’impatto accecante di emozioni non coscientizzate. Come dice Gurdjeff siamo degli automi e siamo programmati a fornire la nostra energia e la nostra coscienza, o comunque lo siamo diventati.

 

Io sono molto ben programmato.

 

Per me è più facile identificare la strategia del predatore in uno stato in cui perdura, ho così il tempo di accorgermi dei fili che manovra, mi sembra di essere come una mucca in pericolo accerchiata da più Cow-Boys che la immobilizzano coi loro lazzi.

 

Per esempio scrivendo questo testo che lo riguarda direttamente, il predatore che mi trattiene assolutamente dal contattare le mie prese di coscienza e la diffusione dell’informazione, suscita in me irritabilità di fronte ad Hélène dissotterrando sempre più la vecchia ascia di guerra uomo/donna e il senso di colpa che vi è associato.

Mi sopraffà di stanchezza o devia la mia attenzione verso un impegno di ordine amministrativo mentre avremmo ancora altre due o tre settimane per poter gestire questo aspetto.

Si intromettono anche altri schemi di fuga: la spinta a più riprese ad andare a prendere una bevanda, a fare tre passeggiate durante la giornata; ho notato anche la modalità per cui l’ora del pranzo ossessioni frequentemente la mia mente, e senza contare i differenti blocchi riguardo la scrittura ben ancorati nel corso della vita e che fanno da sfondo…

 

E ancora notiamo nel corso di questa lettura che la strategia predatrice è multidimensionale, ciò la rende terribilmente efficace poiché interviene sugli altri Io di cui per la maggior parte del tempo non ne abbiamo coscienza, che tuttavia per risonanza, possono essere i vettori del nostro condizionamento. Da qui la necessità di non trascurare alcun strumento a nostra disposizione !

 

E’nell’incrocio dell’esperienza e delle emozioni che prima di tutto si gioca il mio destino così come quello di molti umani. Il crogiuolo delle emozioni mi chiama per rivelarmi preziose informazioni che mi immergono nel brodo della Conoscenza viva. Poiché senza accogliere le emozioni, rimane l’apogeo della razionalizzazione e del regno dell’emozionale tirannico (visto che viene mantenuto nell’ombra). Allora nno avviene la vera alchimia ma solo una mezza conoscenza…

 

Intravedo in me in che modo si costruisce il riflesso di un intelletto che mi rinchiude in una torre d’avorio. Quando mi ci trovo dentro non vedo più niente o quasi ! La predazione mi appiccica dei paraocchi sui quali proietta il film della mia sofferenza. Il fatto poi di poter vedere questa compartimentazione è davvero sgradevole. Tuttavia le persone a me vicine mi incoraggiano, mi ricordano a volte con fermezza (quella che dovrei usare col mio predatore), l’importanza di testare le mie debolezze e di appoggiarmi sul vissuto e i suoi messaggi.

 

Ma come fare, da dove iniziare ?

Semplicemente rimanendo vigili, imparare a identificare la fuga, percepire, discernere la piccola voce che mi guida verso il linguaggio delle emozioni e che fa cadere bruscamente la maschera del predatore dietro la quale io sparisco.

 

Come quella volta che ero disteso sull’erba, in preda allo smarrimento davanti al vuoto interiore che emergeva mentre osservavo il brusio del predatore. Alla fine avevo permesso alle sensazioni di parlare e qualche momento dopo essermi immerso in questo stato di perplessità, ho percepito improvvisamente il rumore di un flusso d’acqua che scorreva in basso nel lavatoio del paese, si apriva il flusso delle emozioni… Eh si, all’immagine della mia aridità emozionale la fontana di Saint Just, conosciuta per essere una delle più abbondanti della regione, si era quasi prosciugata…

Il leone si risveglia nei pressi della sorgente, anche se con la paura in pancia e intorpidito. Intraprende una danza con il predatore, pattuisce con lui un’alleanza per un nuovo futuro…

 

 

Una telefonata rivela la mia programmazione

Mentre mi accingevo a scrivere questo testo che mi impegnava in un processo in cui un velo veniva tolto, vissi un’esperienza molto significativa che mi indicava che ero sulla buona strada per penetrare la fortezza dei miei programmi.

 

Il prendere le distanze era in azione e potei vedere come il mio film interiore si muoveva sullo schermo della realtà. Benché sapessi chi fossero gli individui presenti nel film, visto che facevano parte della mia quotidianità, comprendevo anche che quei personaggi erano quelli della mia psiche, quelli che il predatore mi aveva attribuito assumendone le sue funzioni nella mia coscienza : un vero “Truman Show” !

 

L’esempio riguarda uno scambio telefonico con il Signor L, il proprietario del terreno in cui tenevamo i cavalli. Non avevamo avuto contatti con lui sino a quel momento, poiché i vicini, col loro bisogno di riconoscimento, si erano offerti come intermediari.

 

Tali vicini che si manifestarono molto gentili con noi erano composti da due famiglie la cui casa si affacciava sul parco dei cavalli. In particolare da un lato una donna per la maggior parte del tempo da sola e dall’altro una coppia di pensionati.

 

Poco a poco capimmo che questo appezzamento costituiva per loro una sfida. Dietro la brama che gli umani manifestavano per questo territorio fisico, si nascondeva la brama della predazione per il nostro territorio fisico e ciò si traduceva ancora una volta in una lotta sostenuta dagli ego.

 

Più azioni annunciarono quello della telefonata :

In seguito al nostro arrivo, La Signora M, la solitaria, e la coppia M&M hanno rotto la loro amicizia con diversi pretesti tra cui quello del predominio che volevano esercitare sul terreno.

Vedendoci più in relazione con i due, la signora M ne era rimasta amareggiata ed elaborò nei nostri confronti una piccola vendetta.

Il proprietario, Sig L, che non era sul posto, le aveva affidato la gestione del terreno, cosa che per lei sembrava rappresentare un importante potere. Senza informare né il Sig l, né noi, condusse delle trattative con altre persone interessate per mettere i loro cavalli in questo prato, persone che sperava rimanessero nel “suo campo”.

 

E’ con questo imbroglio che il proprietario venne a conoscenza che altre persone avevano sistemato i cavalli da lui. Ma constatando che la nostra presenza era ancora effettiva, ci chiamò per avere chiarimenti. E’ così che apprendemmo delle macchinazioni della Signora M, evidentemente manipolata dal fatto di sentirsi una vittima.

 

Avevamo già preso conoscenza di questa programmazione dolorosamente radicata in lei, quando un giorno ci confidò dei momenti della sua vita, alcuni dei quali degni di scene di tortura, e quando senza volere (nel corso di ricerche catastali) ci accorgemmo che nascondeva la sua vera identità : la signora M è una magnifica nonna dalla pelle olivastra e con i capelli bianchi crespi che si nasconde col cognome tedesco di suo marito e un nome francese ! Una bella “Fatima” che a causa dei suoi programmi da vittima rinnega con tutte le sue forze le origini Nord-Africane del suo potere femminile…

 

 

Fu facile per noi, che eravamo a conoscenza di alcune sequenze della storia di queste persone, vedere quanti schemi dell’anziana donna risuonavano con il comportamento di M&M. Ma quando avrei accettato di vedere ciò che questo mi rinviava ?

 

Il proprietario si sentì prima con Hélène per telefono, ma ugualmente desiderò parlare anche con me. La discussione durò una mezz’oretta durante la quale ripeté in continuazione che lui non voleva storie… Quando alla fine riattaccammo, non ne potevo più !

 

Malgrado il suo leitmotiv sciorinato nel corso di tutta la conversazione, dove l’ascolto era ostacolato dalla predazione, in effetti percepivo chiaramente che non era qualcuno da voler “cercare storie” ma queste si elaboravano nella sua testa e quindi si ritrovava ad essere passibile nel crearle lui in ogni istante. Ma guarda un po', questo mi faceva ben pensare a qualcuno !

 

La paura che mi attanagliava allo stesso modo come per il mio interlocutore e il nostro famoso vicinato, è quella che genera il processo di rifiuto e di difesa. Il fatto stesso che io la percepisca in lui e il modo con cui trasparire dalla sua espressione mi scombussola, mi indica la sua presenza in me e sino a che punto questa mi domini. Questo fatto mi fece ben vedere anche come io tenti di ignorare e nascondere questa paura nel mio comportamento e nei miei propositi.

 

Il Sig L ci raccontò come aveva rischiato di morire in questo luogo come era accaduto a suo fratello che qualche anno prima rimase per due giorni con un piede intrappolato nella casetta del wc della casetta situata in fondo alla proprietà ! Ci spiegò come lui stesso rimase schiacciato da un cancello proprio davanti la casa di M&M, con la testa sanguinante senza, a suo dire, che nessuno gli prestasse soccorso per estrarlo da questa pesante ferraglia… M&M l’avevano visto solo quando si era alzato in piedi ?

 

Il giorno dopo l’auto di suo fratello che era rimasta ferma per qualche tempo, prese fuoco quando cercò di farla partire…

Secondo il Sig L, dopo che i pompieri giunsero sul posto, M&M andarono a vedere cosa fosse successo e dissero al loro vicino “Ti abbiamo visto ieri ricoperto di sangue !”

Queste prove avevano spinto i due fratelli, cosi come i vicini, a trincerarsi dietro il senso di ingiustizia e di rifiuto portandoli a vivere i loro infortuni in solitudine…

 

Con tali racconti così inverosimili, diventammo testimoni di un potente meccanismo di memorie karmiche retroattive, a loro volta manipolate e amplificate dai predatori che interferivano in ciascuno di loro.

 

 

Lo stato di guerra : l’energia delle ferite

Questa messa in scena mi conferma che se non riusciamo a riconoscere il gioco del predatore, non riusciamo a neutralizzarlo in noi e diventiamo ineluttabilmente le marionette di queste sceneggiate assolutamente perverse che agiscono costantemente !

 

Il prendere le distanze si approfondisce con l’accettazione, si affina con la scrittura. E così come per magia, il mentale che ritorna a servizio della coscienza, permette di fare emergere l’impalcatura delle comprensioni.

 

Retrospettivamente identifico come il meccanismo di auto-negazione che conduce al rifiuto si costruisca e si rinforzi in me a furia di interagire. Fin tanto che non riesco a distinguere i programmi che mi manipolano, così come per le persone di quel vicino incapaci di accorgersi sino a che punto siano le marionette dei loro programmi, diventa impossibile trovare l’uscita da questo cerchio infernale ed evitare che la situazione si inasprisca.

 

E avvenne anche nel nostro caso, poiché malgrado un certo distacco, i nostri programmi ci hanno fatto navigare nel corso di queste storie nelle quali siamo stati implicati. Nello stesso tempo in cui rigiocavamo un gioco karmico, rivivevamo la nostra paura di essere rifiutati, il nostro senso di colpa e la nostra paura di perdere i terreni.

 

Vedo ben esposti tutti gli schemi che mi dirigono la cui Palma d’Oro viene assegnata alla negazione. Vedo la mia premura a terminare la conversazione col proprietario, per sbarazzarmi di questi problemi che non mi “riguardano”…

 

Credo che attraverso il rifiuto io mi risparmi dalla sofferenza legata a questi schemi. Sofferenza che trabocca spesso di pensieri negativi che alimentano e creano il rifiuto, l’abitudine a scattare sul piede di guerra, la sfiducia, i miei ruoli di salvatore, di carnefice e di vittima con le aspettative che vi sono associate, la mancanza di riconoscimento, e anche l’auto-condanna e l’autopunizione…

Tutti questi programmi che scandiscono le mie interazioni con gli altri, agivano durante la conversazione con il sig L e condizionavano gli eventi col vicinato. Com’ero cieco ! I programmi agivano dall’interno verso l’esterno e dall’esterno verso l’interno !

 

Ho ripensato al modo in cui ogni personaggio di questa scena si esprimeva. Tutti i protagonisti avevano un proprio linguaggio dietro al quale si barricavano e grazie al quale i predatori affinavano l’auto-esclusione. Uno era caratterizzato dall’intelletto, l’altro dalla sua voce tonante e la sua volubilità, l’altro dall’emozionale, l’altro ancora da un brontolio che sfiorava il mutismo… Ciascuna di queste particolarità utilizzata dalla predazione ci impediva di comunicare.

 

Tale linguaggio da sordi dava ad ogni persona un pretesto supplementare per giustificare il suo sentirsi rifiutata e sprofondava sempre più nella difensiva, aggressività, svalutazione, chiusura, ecc… La predazione ci ha modellato con una personalità e noi reagivamo in funzione dell’identità-giogo che ci ha attribuito. Pronti a darsele, ci aggrappavamo con forza !

 

Tali interazioni mi mettono di fronte alle strategie comportamentali erette nel corso della mia vita. Bisognava che accettassi che ero solo uno strumento. Ero diventato l’amante attrattore attraverso il quale la predazione forgiava una realtà a sua immagine e se ne nutriva.

 

 

L’apertura verso l’alchimia inizia dal femminile

 

Il trambusto dei miei programmi aveva estromesso il mio ascolto durante la conversazione telefonica; il prezioso doppio ascolto di cui è capace l’umanità SDA in noi, che unisce l’ascolto di sé con quello che volgiamo all’altro, era svanito.

 

Vidi anche, nel fatto che il sig L avesse bisogno di intrattenersi con me al telefono nonostante ci fosse già stato un lungo scambio con Hélène, il mio denigrare la parte femminile che di conseguenza non può apportarmi preziose informazioni provenienti dalla sensibilità e ricettività.

 

Qui intravedo uno degli aspetti sul quale è basato il processo di perdita di fiducia che mi colpisce e che è indotto dalla predazione: la guerra e la paura mettono in atto l’ingranaggio che ci priva della nostra autentica forza femminile, impedendoci allo stesso tempo di accogliere l’energia originaria maschile. In questo modo non possiamo appoggiarci sulle nostre due polarità che tuttavia fondano il loro discernimento di cui abbiamo bisogno per interagire con chi ci circonda.

 

Paradossalmente, chiedere o accettare l’aiuto esterno, in particolare alla mia controparte femminile, significa uscire dal ruolo di ragazzino ferito bloccato nei suoi schemi di dipendenza dalla madre che rappresenta la dipendenza di fronte alla Matrice patriarcale.

Grazie a questa presa di coscienza, si annulla la mia ribellione ed io divento capace di ricevere l’informazione semplice, profonda e cruciale dell’iniziatrice.

 

Stavo superando il paradosso inscritto nel mio subconscio: richiedendo l’aiuto al femmineo e aprendomi così alla viva Conoscenza che questa diffonde, uscivo dai conflitti e dalla dipendenza che di solito impregnano le mie relazioni con il genere “opposto”. Per me era un vero passo avanti visto che questa parte femminile era intrisa di una vera lucidità rispetto ai miei rapporti con gli altri.

 

Per questo capivo che dovevo essere vigile, sorprendere, deviare il marionettista, spostare continuamente la mia coscienza come il Nagual il cui “punto di assemblaggio” o “punto di impeccabilità” cambia sempre. I trucchi della predazione, una volta coscientizzati, mi conducono sulle tracce del Sé.

 

Qual è il senso che si nasconde dietro la mia esistenza ?

 

Tale segreto si trova nel vissuto quotidiano.

Ogni giorno imparo che è questo quotidiano, ricco e sottile, che nasconde la mia vera Conoscenza. Ma non posso aprirmi senza aprimi alla realtà predatrice in me. Devo conoscere perfettamente come essa agisce poiché l’imparare è la chiave di lettura essenziale; altrimenti è ovvio che la musica della vita mi arriva falsata.

 

Mi rendo conto dell’importanza di una vigilanza in ogni istante, è questo lo stato di Conoscenza, uno stato dove sono presente e all’erta pronto a sollecitare il flusso permanente dell’evoluzione…Senza questa vigilanza e molta perspicacia le interferenze della predazione distorcono sistematicamente l’informazione e l’energia vitale dalla matrice umana orientandola nella gola della Matrice artificiale. Dopo ogni presa di coscienza acquisita, bisogna stare attenti a non essere riprogrammati dal proprio predatore o dalla predazione esterna, poiché tutti i programmi che vi sono implicati agiscono su più piani.

 

La predazione possiede molte possibilità per ravvivare una ferita e mantenerla viva. Se posso deprogrammare simultaneamente una, due, tre componenti, la predazione che mi conosce perfettamente (visto che ha invaso la mia realtà psicofisica) può azionare decine di leve nello stesso tempo per sabotare i miei sforzi, riprogrammare o rinforzare la programmazione.

 

Lavorare su un aspetto, su una o due linee temporali non è sufficiente, per questo il dialogo e il lavoro di gruppo sono fondamentali perché permettono un’esplorazione più ampia dei programmi attivi e elud0n l’accerchiamento della Predazioe. Accediamo secondo me, ad una deprogrammazione più efficace perché identificheremmo le multiple entrate che potrebbe prendere la riprogrammazione.

 

Quindi l’azione che mi viene richiesta (nel senso di raggiungere una coerenza maggiore superando la logica egotica) è nel fare quel salto che consiste di mollare tutti i vecchi riferimenti che mi imprigionano nello stampo SDS affinché mi possa disidentificare dal mio predatore.

La matrice umana è una formidabile struttura dotata di riflessione che le permette di scegliere e ottimizzare la sua evoluzione. Attraverso questa coscienza riflessiva gli insegnamenti della vita ci foggiano; ma ancora bisogna munirsi di un paio di occhiali “ad ampia visuale” per Vedere ed integrare il vero messaggio del nostro Sé Superiore. Visto che il sistema predatore eccelle in campo della manipolazione, sa perfettamente dirigere la nostra riflessione a nostre spese. E’ a questa coscienza sovrana in rapporto alla materia, che ci introduce l’iniziazione femminile.

 

 

Il carnefice chiede scusa, il gioco multidimensionale si svela

 

 

Identificheremo in questa parte una delle mie sotto-personalità chiave attraverso la quale si propaga l’energia SDS: il carnefice. In seguito vedremo come questa trovi la sua complementarietà nella sotto-personalità della vittima e come insieme queste due sotto-personalità formino la mascella dello stesso morso.

Senza accesso al potere femminile una simile conoscenza, che rivela l’ampiezza della nostra prigionia, non può essere integrata e al meglio rimarrebbe a livello intellettuale.

 

Vedremo anche come le strutture del rifiuto e dell’aspettativa di riconoscimento, che ho iniziato a contattare, mi rinchiudono in memorie di più linee temporali che alimentano la manifestazione di questi due stereotipi ; la vittima e il carnefice.

 

I fatti che seguono evocano poco il ruolo del salvatore che tuttavia si trova sullo sfondo. Rappresenta una variante dell’asservimento SDS e tale stereotipo contribuisce anche alla stretta sempre più forte della mascella insaziabile. Il salvatore è un misto di carnefice e vittima, fugge dal fatto di sentirsi vittima e quindi si occupa del vittimismo degli altri e in questo modo nega il suo. Di conseguenza diviene carnefice, perché il suo intervento impedisce l’evoluzione della persona sulla quale ha messo gli occhi e allo stesso tempo nuoce alla sua di evoluzione sin tanto che non prende coscienza del proprio comportamento predatore. Tutti abbiamo conosciuto o potuto essere dei salvatori molto insistenti, è il mio caso.

 

Lo schema del salvatore è una della più grandi creazioni e proiezioni della coscienza predatrice per assicurarsi l’usufrutto di un terreno di caccia, elaborato dall’energia delle nostre coscienze di cui essa detiene le redini. E’ uno degli strumenti preferiti per controllarci e visto il potere delle ripercussioni del programma salvatore si può ben comprenderne il perché !

 

Durante la redazione di questo testo, una nuova esperienza arrivò per approfondire la trama che la necessità di integrare il vissuto aveva abbozzato. Una mattina ebbi una discussione con Hélène il cui orientamento mi disturbò immediatamente :

 

Erano già emerse delle risonanze guardanti il satanismo, la programmazione, la possessione, dove avevo contattato il piacere del potere di far soffrire. Ma nuove memorie che emersero come carnefice erano spuntate arricchendo il mio pedigree SDS negativo, già abbastanza carico secondo i miei gusti !

 

Un modo per andare ancora più a fondo nelle mie cellule, per continuare il cammino verso la Verità, mi si presentava ancora.

Quando le ripetizioni si succedono inopinatamente e sistemiamo uno dopo l’altro i significati, rimaniamo a volte molto sorpresi… e spaesati di fronte allo specchio che si viene nuovamente ad imporrecon un’altra strada diversa da ciò che pensavamo.

 

Dunque io ed Hélène parlavamo, le dicevo che avevo ricevuto un SMS da un’agenzia immobiliare che proponeva delle case in vendita a San Rémy l’Honoré, nelle Yveline, paese dove avevo vissuto circa una trentina d’anni. Le condividevo il fatto che questa coincidenza mi volesse dire qualcosa e che il Sé superiore dava ancora prova di bizzarri giri per attirare la mia attenzione. Sono 14 anni che non abito più lì e non ho nessun legame con quella regione. Quindi mi apparve intrigante che ciò che consideravo quasi come una linea temporale svanita mi facesse l’occhiolino attraverso un’agenzia chiamata Arcade.

 

Tale messaggio conteneva l’allusione al costruire che è un aspetto ricorrente nelle mie memorie e che conduce ai mestieri che ho svolto in questa vita. D’altra parte l’arcata per me significa un passaggio che si apre al di là delle paure e della programmazione per ritrovare lo stato originario, di avvicinarsi al Sé, alla Fonte… La volta dell’arcata mi evoca lo spazio tra i mondi che congiunge il mondo in basso con quello in alto e che noi penetriamo con la nostra visione chiaroveggente : l’arcata sopraciliare (sourcilière = source hier fonte ieri…NdT) !

 

San Rémy l’Honoré (l’onorato) si trova a 7 km da Montfort l’Amaury, il bastione di Simon de Monfort, il capo sanguinario della prima crociata contro gli Albigesi !

 

Hélène attenta a ciò che dicevo subito mi fa notare, che oltre ad altre memorie da guardare, ci sono anche memorie di inquisitore che mi mostravano la punta del loro naso.

 

"In effetti, fece notare lei, Maria Giovanna mi ha inviato una mail dove spiega che ha vissuto delle memorie di vittima dell’oppressione dell’Inquisizione, e questa notte ho fatto un sogno dove insorgevo contro l’Inquisizione progettando di far subire ai suoi rappresentanti le stesse atrocità che avevano perpetrato verso le presunte streghe !"

 

Hélène prosegue : "C’è una similitudine tra questa persona (che avevamo incontrato recentemente e che porta chiaramente dei ricordi d’inquisitore) e te : eravate faccia a faccia, vivevate il rifiuto ed entrambi stavate lontano dal gruppo."

 

Ci ricordammo poi che durante una condivisione filmata nel paese basco qualche giorno prima, una frase di Maria Giovanna aveva messo una pulce nell’orecchio : “Ritengo sia molto coraggioso che David accolga le sue memorie d’inquisitore !”. Maria Giovanna aveva capito ascoltando parlare Hélène che faceva l’esempio di un mio passaggio recente, che avevo riconosciuto quelle memorie : Anche se non era quello a cui Hélène faceva riferimento, Maria Giovanna aveva percepito molto bene questa energia che passava attraverso di me. Ciò non meraviglia visto che entrambi ricontattavamo memorie della polarità opposta : la strega o Sorgina (in lingua Basca).

 

Mezzo sconcertato, mezzo annuendo dovetti constatare che numerosi indizi si allineavano…L’emozionale montava quando ascoltavo Hélène fare il suo inventario. Le lacrime si fermarono prima di uscire e mi venne un groppo in gola.

 

Non sapevo cosa fare di queste informazioni. Mi incamminai per andare a vedere i cavalli e fare delle spese nella cittadina di Quillan. Cercavo di centrarmi su queste storie di inquisizione, forse potevo percepire qualcosa in più… Ma niente ! La predazione era là e la mia mente galleggiava passando da un pensiero all’altro senza che riuscissi a contattare il contenuto ivi presente.

 

Il dubbio mi assillava, mi dicevo che sia in un senso o che nell’altro poteva essere il mio predatore che si esprimeva attraverso il mio ego che mi metteva fuori strada. Non era molto facile in quel momento percepire la piccola voce dell’intuizione tanto i pensieri del marionettista ventriloquo mi ossessionavano.

 

Tuttavia sentivo che era il momento di buttarmi nell’ignoto, che dovevo trovare un passaggio, una breccia nella vecchia armatura o che sparisse cosi da disidentificarmi da una parte del mio predatore. In fondo avevo fiducia e questo mi permetteva di pormi in uno stadio di non giudizio e di intravedere la posta in gioco di tutto ciò che ultimamente mi stava accadendo. Percepivo una forza molto vicina, quella che mi aveva spalleggiato in alcuni passaggi importanti della mia vita…

 

Dopo le compere decisi di andare a prendere un caffè e mi diressi verso una terrazza, dove andavo di tanto in tanto, attirato improvvisamente da questo luogo. Questi forma un angolo di una piazza lastricata che domina su un castello. Il vecchio ponte accostato ad uno dei lati della piazza collega con il suo unico arco l’Aude, il centro città e la vecchia strada che porta a nord della valle.

 

Mentre mi stavo sedendo, una persona si sedette al tavolo vicino. L’intenzione di stabilire un contatto si leggeva nei nostri comportamenti. Fui io a dare concretezza a questo slancio dovuto al fatto che il mio sguardo si posò su un titolo a grandi lettere di un giornale che era sul tavolo del mio vicino. Sotto l’epigrafe c’era la foto di un edificio in pietra che non riconoscevo perché il giornale era messo al contrario (occhiolino della simbologia alchemica dell’inversione). Malgrado ciò spinto da un desiderio incontrollabile, decifrai il titolo che troneggiava in prima pagina : La Chiesa : perdono per i catari.

 

Michael, questo era il nome del mio vicino, mi disse con una foga che esprimeva la sua contentezza, che l’articolo diceva che un gruppo di cattolici che sostenevano il vescovo di Pamiers, invitava la Chiesa a chiedere perdono per il massacro dei catari. Il castello era ovviamente quello di Montsègur.

 

 

Chiedere perdono a chi ? Mi chiesi in un primo momento… 800 anni dopo… Con un secondo livello di lettura mi accorsi della evidenza notevole delle sincronicità. La forza stava nel riconoscere che il mio Sé Superiore, per meglio convincermi, mi dipingeva la mia implicazione su un altro piano, in questa vasta operazione d’inquisizione che durava da secoli, in particolare facendola vedere attraverso la manipolazione che avevo visto in questa operazione mediatica.

 

Michael divenne loquace e mi confidò con entusiasmo che il tempo della verità e del perdono era arrivato. Affermò con tono perentorio : “Tutto ciò è inesorabile, da sempre gli uni e gli altri si sono fatti la guerra e si sono negati, ora la verità oscurata da questi rapporti scoppierà e con lei anche il perdono ! E’formidabile vivere questo momento !”

 

Avemmo una lunga discussione in cui emersero numerosi temi comuni : trarre lezione dall’esperienza per poter liberare una conoscenza viva e applicabile al quotidiano, l’aspetto essenziale e necessario di condividere per evolvere, l’importanza del discernimento che va al di là dei veli dell’illusione, ecc.

 

Fu colpito dall’apprendere dell’esistenza del Reseau LEO e accolse la pertinenza di questo cammino rispetto alla situazione attuale, poi sempre con intensa emozione, aggiunse : “Il Leone, ho sempre con me il Leone, il ruggito del Leone è la volontà che squarcia il velo e raggiunge senza deviare la Verità ! Il ruggito del Leone ci fa tremare, mette a nudo le nostre debolezze che si nascondono dietro alle nostre paure !”

 

Improvvisamente, dopo aver interrotto per un istante il flusso di parole, ritornò sulla storia dell’inquisitore che avevo abbozzato all’inizio dello scambio :

“Tu sei un inquisitore…”

 

Poi, sotto la mia insistenza nel conoscere le ragioni di ciò che affermava, mi disse : “Poco prima del tuo arrivo ricevetti l’informazione che avrei incontrato l’inquisitore delle persecuzioni di cui parla l’articolo (che si chiamava Bernard Gui). Tu sei quello e per me è assolutamente logico. Io vivo stando molto attento alle informazioni attraverso le quali si esprime la Verità ! Ci sono sempre più prove quante ne abbiamo bisogno se ci apriamo alla dimensione che evolve dietro il velo delle illusioni ! Ho accettato questo fatto che va al di là del conflitto bene/male, ho imparato ad amarmi con tutto ciò che rappresento nell’esperienza. Il non giudicare più e il non giudicarmi mi autorizza a essere partecipe della rivelazione che avviene in ogni istante, senza riserve e in modo naturale ! E’ una scelta che rinnovo continuamente ; da allora la nozione del tempo mi appare in modo diverso.”

 


 

“Ok”. Annuii io in me stesso, sbalordito da ciò che stavo ancora imparando… Il predatore si trovava ancora una volta a vacillare al soffio della Verità, la risposta non poteva essere più chiara e insistente !

 

Quella memoria era lì, aveva gonfiato una bolla tale nella mia realtà affinché potessi timidamente riconoscerla. Essa si trovava nel linguaggio del mondo che stavo iniziando ad ascoltare.

Di primo acchito mi sembrò che questa memoria non portasse da nessuna parte, poi nel guardare più da vicino, mi accorsi che appariva contemporaneamente in me e nell’ambiente circostante, sottolineando ancora una volta l’importanza dello scambio interiore/esteriore che avviene attraverso il fenomeno della risonanza.

 

Questa volta la mia coscienza che si stava risvegliando mi spingeva a comprendere il lavorio escogitato dalla mia Supercoscienza per integrare le lezioni dell’esperienza o a rivivere il sonno vissuto. Le domande o la paura di colui che non CONOSCEVA più, visto che questo potenziale gli era stato interdetto, mi ossessionavano. Il predatore bene o malfaceva cadere le maschere. Da qui cominciava a fare capolino il bisogno di una cooperazione con lui per rassicurarlo.

 

Mi ritornarono le parole di Hélène, di Sand che si confondevano con quelle di Michael che diceva : “Ringrazio la virtù della Volontà (in questa espressione erano presenti le memorie da cavaliere), perché senza di essa non possiamo fare nulla !”

 

 

Il coniglietto e la vecchia armatura arrugginita

 

E’ solo dopo cinque anni dagli avvenimenti che descriverò in seguito, con la chiarezza di quelli si svolgono attualmente e di serrature aperte nel frattempo, che fui in grado di trarre un senso più profondo di ciò che accadde allora.

In questi esempi, noto sino a che punto gli aspetti di vittima e carnefice si tengono per mano e hanno costituito l’essenza della mia vita psichica. Attraverso l’insieme di circostanze e del bouquet finale preparati, la presa infernale di tale dualità viene alla luce.

 

La fase preparatoria quindi, si spalmò su un periodo di circa un anno e mezzo durante il quale si delinearono alcune comprensioni le cui ripercussioni che si aggiunsero alla guida della mia Supercoscienza, provocarono un denudamento finale.

 

All’inizio di questo periodo, la mia auto venne incidentata sei volte, tanto che da un ottimo stato passò ad uno stato di rottame ! Gli urti che si erano ripartiti attorno all’auto erano accaduti senza che io vi fossi dentro e senza che ne fossi testimone.

 

Interrogandomi sul significato così sorprendente (il meno che si possa dire !) di questa successione, facendo il paragone con il mio funzionamento emozionale, compresi che tutto ciò mi rinviava ad un certo atteggiamento di fronte alla vita.

 

Avevo in me una grande sensibilità che mi spingeva a proteggermi da un mondo che una parte di me vedeva come ingiusto e rude con il suo corteo inevitabile costituito da diverse forme di violenza. Questo circolo vizioso mi rendeva triste e mi colmava di senso di colpa ogni volta che mi sembrava alimentarlo. Mi proteggevo dai colpi e speravo di darne il meno possibile… In rapporto all’aggressività che vedevo fuori e quella che sonnecchiava in me, optai per la strategia dell’assenza e dell’armatura, da qui il fatto che la mia auto (l’armatura) veniva colpita al mio posto visto che io ero assente !

 

Tale strategia arrivò ad un tale livello, da opporsi tenacemente alla profonda aspirazione di uscire dalla mia corazza che si era fatta spazio. Colpi “giunti dall’esterno” a bacchettare lo status quo lungamente acquisito. Compresi che era necessario aprirmi ad un approccio meno timoroso della realtà e questo favorì sicuramente lo svolgersi delle sincronicità in questione. L’armatura del mio predatore era così importante che in un primo momento in effetti fu il mio veicolo a prendere i colpi al posto mio.

 

Capendo ciò che si stava tramando, decisi di prendermi cura delle fragilità che nascondevo sotto il carapace (all’epoca parlavo del mio carapace visto che ignoravo la presenza del predatore). Per questo, conoscendo la forza simbolica delle azioni, iniziai ad aggiustare la mia auto per materializzare la mia comprensione.

 

Le riparazioni che in gran parte feci io stesso, mi presero molto tempo, ma mi ci dedicai con perseveranza, convinto di questa auto-terapia e assolutamente deciso a cambiare il modo di vivere il mondo e me.

 

Ciò che è strabiliante, anche col senno di poi, è che lo stesso giorno in cui terminai i lavori, iniziò nel mio corpo una serie impressionante di diversi malesseri che si protrassero per circa tre mesi e mezzo. Il mio Sé Superiore sentendomi “aperto” e volonteroso ci ficcò un bel pacchetto.

 

Fui attraversato da dolori di sciatica acuti, da un fortissimo mal di denti, da un’influenza-febbre-bronchite devastante che mi rese le palpebre appiccicose per più giorni, l’incrinatura di una costola che non mi fece dormire per più di due settimane, e ne ho dimenticate altri… Sicuramente, ce n’erano di resistenze ! La profonda convinzione di vivere una trasformazione, di ancorare una nuova percezione, mi resero il passaggio meno penoso aiutandomi ad accettare il continuo dolore. C’era tantissima energia bloccata sotto il peso della negazione, che mi occorse un incendio, una profonda e vivida infiammazione per fondere l’armatura.

 

Presi nota del carattere perfetto di questo processo : quando una patologia terminava ne appariva un’altra nelle ore seguenti, alcun respiro !

 

Mi accorsi della tenacia del predatore e il modo con cui può farci sprofondare nei nostri schemi appena dopo un processo di guarigione e soprattutto quando non si è a conoscenza dei trucchetti. Fu proprio così ! Tuttavia si stabilizzava una vigilanza, diventando il supporto di cornice verso la verità che sarebbe apparsa un giorno.

 

Al termine di questa successione di sintomi, arrivò la storia del coniglio. Ero con A e stavamo andando da un giardiniere che si trovava nelle vicinanze di una città importante. A ed io avevamo una relazione di coppia da poco ma già ricca di colpi di scena ! Aveva fatto un sogno nel quale io la stupravo, questo aveva stravolto la nostra relazione. Il contenuto di questo sogno conduceva ai primi indizi che puntavano verso una memoria di torturatore sulla quale si inserirono altri elementi.

 

Poco a poco in funzione del mio percorso, dei miei incontri e delle visite nei luoghi, si risvegliarono in me delle cose riguardanti degli eventi molto spiacevoli, ma la loro comprensione rimase bloccata a causa dell’armatura… e più ignoravo i segni che con non corrispondevano all’immagine che avevo di me e che il mio predatore mi inviava, più la mia Supercoscienza doveva utilizzare degli stratagemmi dolorosi per farmeli vedere ! Difficile per il carnefice in me interessarsi alla riconnessione di memorie, il piatto servito non era quello di un cataro perseguitato o di un prode cavaliere…

 

All’epoca, non ci fu una ricezione rispetto a queste informazioni per permetterci di coscientizzare gli schemi di carnefice/vittima che erano in noi, né il nostro risentimento abbastanza manifesto verso il sesso opposto ; ciò provocò una rapida conclusione della relazione.

 

Ero in preda all’incomprensione che suscitava in me la situazione, così come a una forte sensazione di rifiuto e di ingiustizia (ancora loro !), poiché il comportamento di A era completamente cambiato dopo il suo sogno, passando da un giorno all’altro dall’attrazione alla repulsione.

 

E’ in questa situazione con i coltelli affilati e arroccati nel silenzio che ci avvicinammo all’entrata del vivaio. Fui attratto da uno dettaglio anomalo in questo scenario di civiltà : là dove di solito stavano i mendicanti, c’era una conigliera con dentro un coniglietto: notai immeditatamente lo stato pietoso in cui si trovava. Era infestato di pulci e zecche che brulicavano e saltavano dappertutto. I parassiti approfittandosi sicuramente di una debolezza dovuta a qualche patologia andavano e venivano per tutto il copro, fin sulle palpebre, il naso e le orecchie.

 

Quando mi avvicinai a lui, non fece alcun movimento. Avevo l’impressione che fosse cosciente ma estremamente sopraffatto dall’attacco sia della malattia che dai parassiti. La vita lo avrebbe inevitabilmente lasciato.

 

Successe qualcosa in me, ma fu immediatamente scartato per prestare soccorso a questo esserino Era chiaro che l’unica cosa che potevamo fare era di facilitargli la dipartita per l’altro mondo. Durante il tragitto verso la clinica veterinaria, stava tra le mie gambe e con grande sorpresa, iniziò ad invadermi una grande emozione. Cercavo di contenerla, giudicandola poco virile e sperando di fare una buona figura di fronte ad A.

Mi sentivo imbarazzato nell’esprimere le mie emozioni che consideravo come una fragilità. Avevo la sensazione di mettermi in una posizione di inferiorità e insicurezza nel contesto del conflitto femminile/maschile che vivevamo.

Tuttavia l’emozione emerse senza che potessi farci niente, allora con un tono di scuse, condivisi con A ciò che stavo vivendo. Lei disse : ”Non ci sono problemi ti assicuro e quindi lascia pure andare le tue emozioni !” La spontaneità e l’ovvietà della sua risposta mi incoraggiarono. Mi abbandonai a ciò che mi attraversava con una rara leggerezza…

 

Sul momento non ero in grado di comprendere ciò che accadeva, il mio cervello era fuori fase, lasciavo semplicemente andare ciò che aveva bisogno di uscire. I lunghi mesi precedenti di sofferenza spossante avevano preparato questa messa a nudo. L’armatura delle paure, scossa dal mondo esterno metteva allo scoperto l’infinità di ferite che si nascondevano dietro ad essa tanto da diventare un’unica sola grande ferita !

 

A e il veterinario andavano e venivano, io ero lavato dalle mie lacrime. Dalla mia lacerazione, il dolore usciva come una luce bruciante che mi mostrava un altro aspetto dell’esistenza…

 

Poi ci fu il picco fatale in cui ebbi l’impressione di vivere al posto del coniglietto indifeso, spogliato di fronte all’assurdità di una tale fine… Nonostante questa scena, scaturì un’immensa e risoluta forza che aprì il mio cuore e mi aprì ad accogliere la mia disperazione.

 

Questa connessione, attraverso l’esperienza che induceva tale smantellamento, mi rivelò l’insegnamento di ciò che è il guscio delle programmazioni e come romperlo. Una parte di me moriva e in quello stesso momento, un’altra nasceva o indubbiamente rinasceva.

 

cui veniamo mantenuti dall’infanzia : l’infantilismo che consiste nel privarci di una naturale autonomia e un dover rendere conto sistematicamente al sistema che diventa l’unico giudice delle nostre azioni. In questa configurazione, il senso di colpa è enorme e molto influente.

 

Tanto più che è uscendo dall’infanzia che il programma “soffocamento delle emozioni” venne azionato al 100% per imitazione, da diversi eventi di ordine familiare o sociale. L’incontro col coniglio non ha terminato di rivelarmi la sua lezione, essa mi riconnette alle emozioni della mia infanzia. Mi permette, con un ritorno al passato, di considerare di abbandonare il ciclo attuale…

 

I parassiti simboleggiano tutti i programmi che sono come delle catene intricate in modo complesso, la piovra del predatore, l’estensione della sua struttura psichica che prende spazio in noi e ci controlla.

L’annientamento del leporide mi rinvia alla predazione che possiede completamente la coscienza e il corpo dell’individuo. In questo caso attraverso l’immagine dell’animale morente, la mia possessività si trova doppiamente riflessa: è il possesso stabilito dalla programmazione del predatore simboleggiato dallo stato del coniglio, e poi dall’identificazione antropocentrica (il fatto che inconsciamente io mi veda al posto del coniglio, quindi bisogna che lo salvi), è il possesso che io esercito sugli animali che esso stesso agisce attraverso dei comportamenti che mi possiedono.

 

L’accettazione della mia impotenza di fronte alla morte del coniglio mi permette di comprendere la vastità della programmazione. Prendere coscienza di questa situazione richiede di contattare un’enorme sofferenza che è associata alla programmazione, una sofferenza accumulata nelle memorie che sono sotto il controllo di questa programmazione. In realtà, è un agglomerato di programmi legato a numerose memorie : La sofferenza è una sorta di barriera per raggiungere il programma associato. Il sistema SDS ha previsto altri programmi che formano degli ostacoli supplementari sul cammino della coscientizzazione. Sono questi programmi che ci ordinano di fuggire dalla sofferenza.

 

Questa tappa fu iniziatica. Fa parte dei cammini che mi hanno portato verso la realtà SDA e che mi hanno permesso di iniziare una mutazione profonda degli schemi della predazione. Oggi, associata all’integrazione della parte femminile del potere alchemico, questa tappa mi permette di conoscermi meglio e di sapere che IO NON SONO il mio predatore.

 

Il coniglio che è andato dall’altra parte in mia presenza, mi ha condotto in fondo al terreno emozionale e intuitivo, e attraverso la connessione con la mia capacità di accettazione, mi aiuta a far passare a mia volta la testa attraverso il velo dell’illusione…

 

Ma il tempo stringe !

 

 

La chiave e la serratura alla fine possono manifestare la loro complementarietà !

 

E aprire la porta…

 

Durante i nostri incontri non previsti in particolare quello del famoso 14 luglio, ricevemmo notizie di Gollum : la sua piaga che non guariva perfettamente, si era aggravata ancora con delle fuori uscita di pus importanti. In quel momento noi non lo sapevamo, ma di fatto fu il bouquet finale, l’ascesso era completamente scoppiato !

Questa volta il corpo estraneo era uscito bene, visto che l’asino in seguito guarì rapidamente e trovò (giacché non l’aveva mai avuta) l’uso della sua quarta zampa !

 

La nostra coscienza limitata stava ritrovando la sua mobilità. Tre settimane ricche di prese di coscienza erano trascorse da che David aveva vissuto e riconosciuto le sue riconnessioni da inquisitore a Quillan riguardanti i roghi di Montsegur. L’integrazione proseguiva il suo cammino…

Quando improvvisamente, si produssero una serie di eventi portatori di un carico simbolico molto potente. Fu unocchiolino magistrale che mise in evidenza una tappa risolutiva, un’uscita dal ciclo.

 

Ci eravamo seduti alla terrazza di un bar di Quillan, dall’altra parte della famosa piazza, questa volta in prossimità dell’arco del ponte vecchio. Ci mettemmo lì un attimo per recuperare le nostre emozioni e festeggiare la partenza improvvisa di Loukoum e di Sambucca, le due cavalle di cui eravamo proprietari. Le nostre Supercoscienze questa volta ci avevano fatto uno scherzetto.

 

Infatti avevamo accolto una persona che era venuta a vedere Sambucca che David aveva messo in vendita. Arrivò con un carro-bestiame, dopo poco più di un’ora, ripartiva con le due giumente ! Il nostro attaccamento non ci aveva lasciato immaginare uno spogliamento così rapido…

 

All’insaputa del nostro controllo, l’aumento della nostra capacità di discernimento rispetto alla realtà del gioco SDS-SDA che induceva ad una accresciuta capacità nel lasciare la presa, ci aveva permesso di materializzare uno scambio di energia dal versante SDS (il possesso) verso il versante SDA (uno spazio più libero per il Servizio agli Altri).

 

Stavamo apprezzando il regalo che ci eravamo fatti per avanzare sul cammino e stavamo permettendo alla dimensione liberatrice di questo evento di scendere sin nelle nostre cellule, quando vedemmo degli amici, erano vicini di casa. Nello stesso momento Michael (quello che aveva identificato l’inquisitore) apparve ai piedi dell’arco del ponte sull’altra sponda e si era messo a tirare del pane alle anatre che noi vedevamo atterrare sulla volta.

 

 

I nostri vicini ci informarono che stavano ritornando da Montsègur, e che la presenza delle forze dell’ordine e di una grande folla, li avevano dissuasi dal visitare il borgo. Dissero che si trattava di una processione in omaggio ai catari perseguitati ed in modo particolare a coloro che furono bruciati ai piedi del castello… Dunque, durante queste tre settimane il gruppo che si era unito al vescovo per il perdono dei catari (articolo di cui si parlava sul giornale), aveva organizzato questa manifestazione e il clero locale aveva “assunto” l’incarico di invocare questa richiesta di perdono.

 

La sera stessa venimmo a sapere, scoprendo i primi articoli pubblicati sull’argomento, che il “Vaticano e la Conferenza dei vescovi di Francia” (CEF) dichiararono di essere in sintonia con il vescovo di Ariège. La sua iniziativa si inseriva secondo loro nella prescrizione del Papa per farla nell’anno 2016, l’anno del “Giubileo della Misericordia”.

 

Questa azione fatta scattare dagli uni ai fini di un esempio di fronte al contesto mondiale attuale, non era per gli altri uno strato di pomata arrivato al momento giusto ? Questo allo scopo di far tacere i discorsi sempre più numerosi riguardanti la Chiesa che continua ad essere uno dei principali “perpetuatori” delle menzogne e dalla manipolazione sull’origine dell’umanità ?

Questa iniziativa dagli annessi e scopi complessi in gran parte camuffati, ha come vocazione, ancora una volta, di ingannare il pubblico : Essa gioca con la sensibilità di quest’ultimo e con ciò, mascherare ancora la presenza del consortium SDS che si nasconde dietro l’ordine patriarcale. Un modo, quindi, di deviare l’attenzione dalle conseguenze della fusione, sottilmente velata, del culto cattolico con la religione satanica al governo che oggi si mostra alla luce giorno…

 

Eravamo là, sulla riva ovest ad avere conoscenza della pagliacciata e delle sincronicità il cui concatenamento dava prova di una strana perseveranza…

E l’Arc-En-Je (nel linguaggio degli uccelli la fonetica si tradurrebbe Arcange-lo…NdT) Michael (avendo vinto il proprio demone), al centro di una scena atemporale, nutriva i palmipedi nell’Aude là , au del là ( al di là) dalla riva Est, lato da cui spunta il nuovo giorno.

 

Eravamo sbalorditi ancora una volta. Come se palpassimo i collegamenti che si tessevano da un lato all’altro del fiume. Attraverso le anatre vivemmo il simbolo di esseri dai piedi palmati, i Cagots, il popolo che deteneva il segreto del passaggio transdimensionale. Cosi come l’acqua ci accompagnava sul cammino di questo popolo di iniziati di origini atlantidee.

 

La vittima e il carnefice (componenti essenziali della nostra natura SDS duale) gettano insieme sopra il fiume dell’Inconscienza diventata Conoscenza, l’Arca che posa un piede sulla riva di una nuova realtà, “l’Aude-là” al di là del velo dell’entropia. Simbolo di una dualità fatta di avversità superate. Non ci viene offerta la possibilità di oltrepassare il mitico fiume che lasciano i morti, ma questa volta effettuando tale passaggio coscientemente in carne ed ossa, grazie all’accettazione dell’abbandono delle nostre credenze alle quali eravamo identificati, grazie a questo confronto del nostro ego con l’Arc-En-Je Michael ? Alla fine una metamorfosi indotta dal nostro stesso demone… L’Arca rappresenterebbe il potere di alchimizzare la relazione interiore/esteriore, di mettere in atto le nostre prese di coscienza con estrema precisione, ossia l’ultima tappa da superare per raggiungere un’altra realtà di coscienza.

 

La scena che si tramava sotto i nostri occhi era per noi due , la conferma che David era riuscito a superare la barriera del giudizio e togliere il velo tanto opaco sulle sue memorie inquisitrici, e con le sue emozioni e la sua intuizione trovare la sua chiave femminile. L’essenza del “Cagot iniziato in noi” poteva alla fine essere nutrita e indicarci L’Arca dell’Alleanza, il passaggio che collega la sponda SDS a quella SDA.

 

Su questo argomento nel suo libro Brida dove si allude al rogo di Montsègur, Paulo Coelho (di cui una parte del messaggio rimane SDS) ci fa partecipi di queste parole dichiarando : “La saggezza, è conoscere e trasformare”. In questo aforisma il fatto di conoscere riassume la funzione maschile e quello del trasformare la funzione femminile. Qui si rivela chiaramente la natura androgina della saggezza, particolarità dell’individuo che sa associare le dimensioni femminile e maschile in lui e attorno a lui.

 

Il mondo manifestato è costituito da simboli ed esiste solo attraverso il loro linguaggio. Il principio femminile ci invita in qualche modo a sposare questo linguaggio.

 

* * *

 

Questo capitolo testimonia l’approfondimento del processo alchemico nella coppia attraverso l’energia femminile che vi si dispiega.

La capacità d’integrazione emozionale tipica della donna, l’aiuto a identificare l’energia predatrice in lei, in seguito il serpente diventando chiave, svela le informazioni al rappresentante della polarità maschile : l’uomo che a sua volta osa scrostare la serratura contattando le proprie memorie…

 

Il processo alchemico che consiste nel tramutare l’energia SDS (il piombo o l’energia rettiliana) in energia SDA ( l’oro o l’energia leonina) può allora operare sin nella nostra epigenetica.

 

Attraverso la continuità dei suoi insegnamenti pedagogici, la Coscienza Universale ci dimostra quanto l’energia femminile e maschile siano complementari per aprire la porta su un’altra realtà, quella dove termina la ripetizione ciclica dell’esperienza di 3° densità…

 

Hélène &David

 

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