Capitolo V, 1° parte - Il predatore smascherato

 

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In questo momento stiamo attraversando una tappa decisiva. Quindi armandoci di coraggio, autenticità e trasparenza vi sveliamo l’intimità delle nostre esperienze e delle nostre attuali comprensioni.

Consideriamo questo scritto molto importante, poiché da un lato, illustra lo spirito di sincerità (a costo di far tremare l’ego) incoraggiato dall’Epopea della Coscienza e il Reseau LEO, e può entrare in risonanza con le esperienze degli uni e degli altri. Dall’altra parte, celebra l’entrata in causa di David e quindi l’alleanza delle nostre due energie. Nelle tre parti di questo capitolo e attraverso diverse tematiche, affronteremo questa trasformazione in corso.

 

Entrambi aspiriamo a togliere uno a uno i nostri veli d’illusione. Le nostre avventure quotidiane ci propongono generosamente materiale da sperimentare…

Poiché ognuno di noi due è accompagnato da un predatore coriaceo e imponente che non vuole mollare il suo pezzo di grasso, le opportunità da vedere e da cui trarre lezione per le nostre parti SDS (al Servizio di Sé), ci vengono servite a più riprese su un piatto d’argento !

 

 

Hélène spiega

 

E’ già da qualche mese che un fortissimo impulso mi spinge a scrivere e a condividere le mie vicissitudini.

Ma questo percorso disseminato di trappole mi spingeva per lo più ad attraversare numerosi blocchi come la forte svalutazione ancorata dal sistema scolastico, accompagnata dalla tendenza ad essere estremamente esigente verso me stessa e da un condizionamento, già molto disattivato ma sempre presente, di fugarlo con l’attività. La sfida che percepivo come vitale era il riunirsi degli opposti in questo processo di scrittura.

 

Ovviamente : essere capace di mettere a profitto le nostre complementarietà malgrado i nostri predatori che digrignano i denti e tentano di mandare tutto a farsi benedire !

Aspiravo molto profondamente a questa comunione ma le mie resistenze resistevano ! E a forza di scontrarmici, potevo identificarle sempre meglio : venivano attivate da tutto ciò che vedevo di più “patriarcale” nell’altro. Ad esempio l’intelletto, che è una delle caratteristiche maschili, in me aveva lo stesso effetto di una repulsione ad un insetto come la mosca sul naso ! La mia parte emozionale e intuitiva – che deriva dalle mie esperienze quotidiane – è molto sviluppata e quindi mi confortavo nelle mie credenze (incoraggiate dai residui New Age) che questa polarità mi bastava ampiamente per sentire la giustezza del mio processo, per cui non avevo alcun bisogno dell’aiuto del mentale che controlla.

 

Per di più avevo fatto un sogno che parlava molto a questo proposito :

 

Sofia, una ragazza che conoscevo, stava passando sopra di me in parapendio. Mi dice : “Vieni, aggrappati !”. Al passaggio, prendo le maniglie che pendono e mi alzo in volo. Ma non sono ben sistemata. Infatti, nella mano sinistra tengo l’impugnatura della direzione sinistra ma, con la mano destra non riesco ad afferrare bene l’altra impugnatura, solo un pezzo …

E’ come pendere da un lato, e dobbiamo guadagnare in altitudine per atterrare su una montagna davanti a noi Arriviamo di fronte a questa montagna con sotto una pista di atterraggio. Ho paura di mancarla se passo troppo in alto, per cui, nonostante i suggerimenti di Sofia, cerco di controllare la situazione tirando solo dalla parte dove ho la presa. Di fatto, la vela non si alza più di tanto e girando sulla sinistra atterriamo brutalmente proprio un po’ più giù della pista, in pendenza !

 

Le mie comprensioni : Sofia collegata all’archetipo “Sophia”, la Saggezza mi propone di elevarmi. Accetto ma ho in mano solo il comando sinistro, quello della parte intuitiva, emozionale, ricettiva, ecc... Non ho alcun solido collegamento che mi possa permettere di interagire con il lato destro. Sono completamente fuori equilibrio e quando le mie paure dell’ignoto mi assalgono, ovviamente mi aggrappo, nonostante gli avvertimenti della Saggezza, a quello che è disponibile per il mio Ego…

 

Così, la mia sensibilità e il mio emozionale, senza il riequilibrio maschile, intellettuale, pragmatico, informatico, ecc… mi fanno deviare dalla mia traiettoria e atterrare con uno schianto al di sotto del livello dove sarebbe stato possibile un atterraggio più morbido !

 

Una volta fissati gli equilibri, non c’è bisogno di controllo. Dare fiducia a Sophia, ai comandi mi permetterebbe, cosi come una trapezista sospesa al trapezio, di sperimentare con sempre maggiore agilità e sicurezza i movimenti del mio corpo e della mia coscienza in questo nuovo universo !

 

 

Ora imparo ad aprirmi malgrado l’influenza delle mie credenze limitanti.

Visto che queste ultime mi erano e sono rinviate con forza dal mio entourage e dai miei sogni, ho finito per accettare che io stessa dovevo andare a cercare in questo mondo intellettuale, l’informazione che confermasse e fosse il mio sentire e le prese di coscienza. Ciò mi ha permesso di rendermi conto sino a che punto il fatto di basarmi sulle mie acquisizioni (basate esse stesse sui miei traumi) contribuisse ad un auto-sabotaggio.

Tale apertura verso il mondo maschile rivelò un arricchimento delle mie comprensioni e un’integrazione più profonda delle lezioni proposte quotidianamente da parte della mia Supercoscienza. Cominciai a dare alla Saggezza il suo giusto posto…

 

In effetti ero in lotta contro il predatore dell’altro, ma ora comprendo che essenzialmente rifiutavo i miei stessi demoni, tanto più che premevano sui bottoni giusti affinché fallisse questo lavoro in comune ; sapevano che stavano rischiando di lasciarci le scaglie !

Visto che l’unione (quindi l’accettazione del rettiliano che sono su un’altra linea temporale) non si realizzava in me, era chiaro che non potesse realizzarsi all’esterno...

 

Ad oggi, l’esperienza si approfondisce e s’intensifica con questo lavoro congiunto di scrittura. Non si tratta di andare solo verso questo mondo “mentale-intelletto-informazione”, ma , questa volta, lasciare che esso venga verso di me. Può sembrare evidente e facile ma per quanto mi riguarda, non è così. Memorie profondamente sepolte si rivelano : paure viscerali di farmi sottrarre energia, di farmi addormentare e deviare dalla mia via, ansia di un’intrusione, di violenza… Tutto questo che in un primo momento può sembrare esagerato, è esattamente ciò che avevo bisogno di vedere per alla fine “semplicemente” poter scrivere con David.

 

Per mesi rimasi nell’attesa che si installasse una comunione. Ma non poteva essere così perché probabilmente avevo ancora qualcosa da risolvere, fatto contro cui inconsciamente lottavo.

 

Un doppio gioco mi metteva in confusione : quello di questa attesa nella frustrazione e quello che stimolava il mio attaccamento e il senso di colpa.

 

Poiché da parte di David, la predazione andava di buona lena e visto che cominciavo a identificarla in me, ed è sempre facile vederlo all’esterno, in lui la vedevo chiara come l’acqua di fonte. Avendo molta paura di essere smascherata, si impegnava con un mucchio di stratagemmi per distogliere la parte SDA (al Servizio degli Altri) di David da questa opportunità di risveglio.

Si trovava all’incrocio critico dell’autostrada SDS (al Servizio di Sé) che si morde la coda e del piccolo sentiero ripido SDA. Conoscevo la portata del suo predatore e percepivo che se il suo prossimo passo fosse stato in direzione dell’autostrada, sarebbe stato decisivo per lui.

 

Non sopportavo di essere impotente e questo accentuava i miei schemi di salvatrice-controllore. Ciò ebbe come risultato di provocare ancora più scintille e rafforzare il gioco della predazione.

 

David, a furia di resistere ai segnali insistenti che gli indicavano la direzione al servizio degli altri, manifestò tale resistenza nel suo corpo immobilizzandosi con un terribile dolore alla spalla. Entrai ancora più profondamente nello schema “mamma-assistente-salvatrice” che, alla fine, con il malessere che si creava in me, mi scoppiò in piena faccia !

 

David uscì poco a poco dal suo nido e contro ogni aspettativa, la resurrezione fu quella del predatore. Questi era così finemente manipolatore da far credere ad una grande iniziazione… una comprensione profonda che aveva permesso la guarigione…

 

David non aveva bisogno di aiuto, visto che lui stesso aveva capito o piuttosto “il suo stesso predatore”, la lezione dell’esperienza che colpiva il bisogno di espressione verbale. Alla fine stava trovando il suo posto visto che avrebbe espresso ciò che è…

 

Non ne potevo più di questa situazione, il mio predatore non faceva che prolungare il supplizio !

 

Tuttavia il mio legame alla predazione si approfondiva e imparai molto : le prime due sere della sua ripresa, avemmo dei particolari scambi : mi espresse una sua sensazione di ingiustizia e fu velocemente strumentalizzato dal suo predatore, che con ripetuti attacchi, tentava di colpirmi da tutte le parti !

 

 

Poiché le sue parole rischiavano di essere molto violente, con mia grande sorpresa potei trovare un allineamento, una forza serena che mi procurava una sensazione di invincibilità. Come se fossi avvolta da una protezione e nulla poteva raggiungermi e sottrarmi energia.

 

Mi accorgevo che in quei momenti, il suo predatore aumentava la sua collera e la sua violenza.

Tale esperienza, che avvenne due volte consecutive, fu così forte che fui immersa per tutta la serata e la notte, in uno stato di profonda beatitudine, piansi di gratitudine… Percepivo che stava operandosi una metamorfosi e sapevo che si trattava di un legame col mio predatore. Avevo l’impressione di fondermi con lui.

 

Avevo sentito la sua forza protettrice quando colui che avevo fronte mi attaccava, e in seguito la sua capacità di tranciare quando era il momento di smettere. Anche se quotidianamente questo predatore mi faceva soffrire, non mi sentivo più tanto in pericolo e in lotta come prima.

 

Ero anche meravigliata di essere capace di compatire e poter comprendere l’angoscia che derivava dalla lotta interiore in David. Quindi è questo : il mio predatore era in piena trasformazione, perché stavo accettandolo, e contemporaneamente ero capace di accogliere colui che si manifestava all’esterno. Stavo salendo su un importante scalino, e non era che l’inizio…

Questo processo aveva luogo al di fuori di ogni volontà, meditazione, visualizzazione o tecnica di comunicazione… no, si installava spontaneamente durante una litigata !

 

Come racconto nel Capitolo III, parallelamente alla mia avventura con i gatti (e quelle con la mia famiglia, che accenno brevemente), vivevamo una tappa che ritenevo decisiva per la coppia. Con l’attuale visione d’insieme, ora mi è possibile vedere, che la prima avventura non poteva esserci senza la seconda. Visto che in effetti, la mia Supercoscienza aveva ritenuto che era giunto il momento per la sua parte incarnata (io), di superare un nodo nello sblocco di manette della matrice che sono l’attaccamento e il seno di colpa (Nel dialogo 38, Sand e Jenael svelano meticolosamente questa trappola).

 

Durante questa prima tappa, il mio ammanettamento mi veniva presentato così violentemente da queste esperienze simultanee che fui obbligata a vederlo profondamente. Ciò diede luogo ad un malessere quotidiano, forti frizioni nella coppia, ore di pianti, insonnia, grida e urla nel bosco ! In breve, ad un “rimaneggiamento” di coltello, lungo e penoso nelle mie ferite di senso di colpa e attaccamento.

 

Giunse il momento in cui il dolore della mia avventura coi gatti e con David fu all’apice. Potevo scegliere : vedere il problema all’esterno ignorando come meglio potevo la mia vocina che mi chiedeva di andare a cercare la chiave nel mio labirinto interiore. O immergermi in questo dedalo sconosciuto, malgrado le paure del mio predatore, e vivere l’insegnamento fino in fondo…

 

Sapevo anche che un’esperienza rifiutata sarebbe ritornata sempre con un impatto maggiore,visto che l’Insegnamento Universale è basato su una legge ciclica.

 

Mi servii allora di questo coltello, trasformandolo nelle mie mani, nella Spada di verità per tagliare una buona parte di radici dell’attaccamento e del senso di colpa.

Ciò si concretizzò con la partecipazione attiva alla morte dei gattini e con la mia presa di posizione nella coppia esprimendo a David che seguivo di scegliere questa voce interiore con o senza di lui, ma sicuramente non avrei permesso alle mie paure di soffocare la mia ricerca !

 

Stavo mettendo un termine (in quella situazione) all’ostacolo del mio predatore sul mio cammino SDA (Servizio agli Altri). Ciò ebbe come impatto – poiché David a sua volta ebbe il coraggio di guardare il suo predatore negli occhi – di sciogliere l’atmosfera elettrica furbescamente installata dall’universo dei predatori.

 

Eh si ! Erano stati smascherati e rimanevano con lo sguardo basso sino a trovare una nuova feritoia da esplorare e proporci un nuovo insegnamento...

 

Se abbiamo potuto continuare a rilevare gli intrighi e mantenere la rotta nelle diverse prove che si presentavano, è grazie alla nostra esperienza in crescita. Ma anche perché abbiamo saputo beneficiare dei pareri di un’equipe che non era coinvolta nelle nostre emozioni, e aveva sviluppato discernimento e una acuta lucidità in materia di predazione.

 

Dopo queste esperienze in cui la polarità SDS veniva spinta all’estremo, le nostre energie poterono, alla fine, ritrovarsi ed esprimere la loro complementarietà. David, mi aiutò a non farmi prendere dalle mie emozioni e a non rispondere ancora una volta all’invito del mio predatore a litigare col canale della predazione che si immischiava nella mia famiglia. Mi permise di coscientizzare più rapidamente l’energia in cui mi trovavo, e che il mio bisogno primario (malgrado il desiderio di agire velocemente per finire) era evidentemente di continuare ad accogliere le mie emozioni. Questo significava accettare la mia dolorosa impotenza nel salvare gli altri.

 

Sospinta dagli scambi di mail con la famiglia di cui ecco qualche estratto, era forse l’ora di tranciare…

 

“Hai bisogno di affermare la tua autonomia, di tranciare.”

“Puoi tranciare per te, ma non per gli altri”.

“Bene, visto che si tratta di tranciare”…

 

Il messaggio era chiaro, ma attenzione ! Non si trattava di affidare la spada al predatore che stava dietro che non aspettava altro che questo : una parte di me aveva il desiderio orgoglioso di “dare un calcio al formicaio” ! ma bensì al guerriero che opera per questa ricerca interiore.

 

In questa situazione, questi doveva una volta in più tagliare col senso di colpa e l’attaccamento. Il senso di colpa di non poter far niente e l’attaccamento ad ogni persona della mia famiglia.

Quindi il modo di troncare in quel momento era di accettare e piangere la mia impotenza piuttosto che reagire. In qualche giorno, questa tensione interiore mi abbandonò, e non pensai quasi più quelle interazioni che prima avevano generato tante emozioni : il mio predatore non poteva più esercitare la sua presa psichica. Ero matura per rispondere e scrissi una mail breve, esplicita, stroncante ma senza provocazione.

 

Ora era chiaro che se l’avessi scritta due giorni prima, non avendo visto né accolto ciò che veniva chiesto all’essere perché ero ancora manipolata dal mio predatore, avrei esposto le mie fragilità nelle quali si sarebbe intrufolata l’energia predatrice e così la situazione sarebbe degenerata in conflitto o mi sarei ammalata…

 

Il confronto con un ambiente circostante competente riguardante questi giochi di sottrazione energetica, aiuta a economizzare. Il fatto di aver attraversato la tappa iniziatica nella coppia, appena prima di quella della famiglia, permise a David di esprimermi ciò che vedeva tramarsi in me, e da parte mia accettare la sua opinione. Tale coniugazione mi offriva la possibilità di prendere le distanze per il momento, ciò in genere è difficile quando si è soli e incastrati nelle proprie emozioni. Quindi ci salvaguardammo da questa presa energetica programmata dai nostri demoni.

 

Numerose prese di coscienza emersero in seguito a questi eventi e, l’energia creatrice (censurata sino a quel momento) poté risalire in superficie.

Ci mettemmo ad intraprendere il laborioso processo richiesto da tempo dalle nostre anime assetate di liberazione : scrivere insieme !

Unire le nostre polarità, osare a intraprendere la vera via dello sciamano androgino… Associare l’emozionale e l’intellettuale…

 

Questo testo ne è l’inaugurazione !

 

 

Nel frattempo, abbiamo scritto una risposta ad una lettrice LEO sul consumo della carne e la sofferenza animale che abbiamo chiamato (per noi) “Mattatoio”.

In questo testo, affrontando le credenze le più ancorate, perché protette dai loro scudi emozionali impenetrabili, i nostri ego si sono incontrati per la prima volta sul terreno della scrittura. Le resistenze dei nostri predatori, a volte si manifestano in modo folgorante, devono essere “abbattute” sul campo per portare a questo parto. La morte e la vita sono inscindibili…

 

Questa successione di eventi (gatti, avventure di coppia e familiari) si svolgeva tra la fine del mese di Marzo e l’inizio di Aprile 2016. Segnali ricorrenti, ma coscientizzati solo successivamente grazie alla loro insistenza, parlavano dello stesso elemento : l’uovo !

 

In vita mia non avevo mai visto tanti cartoni di uova entrare in casa per uscirne vuoti ! Attualmente ne mangiamo molte e questo cade a fagiolo visto che le galline di Angela (la nonnina del borgo) ne covano molte !

 

Ho fatto un sogno sull’uovo :

Sand mi additava dicendomi che ero incollata alla matrice artificiale… Questo faceva scatenare in me una grande collera, schiacciavo un uovo nella mia mano ed ero pronta a gettarglielo addosso…

 

Recentemente nei nostri scambi di mail per il ReseauLEO, non smettevo di utilizzare la parola “deporre” quando si trattava di pubblicare degli scritti, in particolare questo primo scritto comune, “il ponte del secolo !”

 

Il giorno dopo il sogno, accadde un evento abbastanza strano : stavamo facendo una camminata e incontrammo il vicino agricoltore al volante della sua auto. Chiacchieravamo e una piuma sul suo portabagagli attirò la mia attenzione. Era quella di un’oca. Mentre passava, afferrò qualche cosa e ce la diede : “E’ un uovo d’oca, è di ieri !” Era da molti giorni che pensavo con interesse, alle tre oche dell’agricoltore del paese ! Mi meravigliai della spontaneità e sincronicità del dono !

 

 

Da parte di David

 

Una delle grandi lezioni della mia immobilità si trova nel fatto di chiedere. Questa tappa significava che ero pronto a togliermi da una situazione in cui giravo in tondo, e che la mia personalità stava cercando di mollare un pezzo.

 

La metafora della bolla utilizzata in altri scritti, la dice lunga. Uscire dalla propria bolla, significa aprirsi allo scambio e alle possibili rimesse in discussione ; è poter ricevere nuove informazioni e, volgersi verso uno sguardo e una parola sincera e obbiettiva che ci aiuta a discernere nel nostro funzionamento, ciò che blocca la nostra evoluzione in un certo momento.

 

Uno scambio pertinente con l’esterno ristabilisce la visione di ciò che accade all’esterno e, successivamente ristabilisce anche lo scambio interiore fra le diverse parti della personalità. Inizia o ricomincia la comunicazione tra le proprie parti diverse che si negano le une con le altre, e questo permette delle comprensioni e genera un riaggiustamento parziale o completo della personalità ; nel mio caso fu una conseguenza.

Il circolo dell’informazione viene riattivato, la guida della Supercoscienza diventa comprensibile alla psiche e la coscienza può riprendere la sua strada.

 

Il gioco della predazione è così sottile e così efficace che in questo caso mi fece credere che le comprensioni che mi erano emerse mi avevano fatto avanzare di un gran passo verso il Risveglio. Ciò mi portava a farmi ripiegare in un cieco autocompiacimento.

 

La predazione trasformava furbescamente la scoperta dei programmi emozionali (bisogno di riconoscimento, ferite di ingiustizia, mutismo) ma anche dava accesso ad uno stato di saggezza, e rivendicazione egotica ; era una modalità insidiosa di perpetuare questi programmi e gli attaccamenti corrispondenti (che credevo stare estirpando). Erano rilevabili dal mio comportamento e dalla mia percezione che continuavano ad essere gli stessi. Lo scopo del predatore era di evitare che attraverso questa scoperta, io mi accorgessi della manipolazione all’opera e che questa scoperta costituisse un passo verso l’emancipazione. La mia coscienza era completamente succube da tale stratagemma.

 

L’illusione di un’avvenuta comprensione importante, placò il conflitto iniziale, e riuscii a vivere di rimando una certa scioltezza fisica, una agilità corporea. E’ qui che il furto del nostro cellulare “né visto, né conosciuto”, sopraggiunse. Quando accadde fui preso da una fatica tale da inebetirmi. Questo evento ebbe come effetto immediato di sospendere la mia ispirazione e la mia creatività, immobilizzò la mia coscienza, e mi pervase uno stato di vuoto depressivo.

 

Durante le ore che precedettero il furto, avevo incrociato più gruppi di persone in uno stato di ubriachezza avanzato, che urlavano, se la prendevano coi passanti tentando di nascondere la loro empasse con la spavalderia nel gruppo e di fronte alle persone esterne. La presa della predazione era chiaramente visibile nei loro atteggiamenti, tuttavia anziché aderire a questa evidenza, che mi avrebbe permesso di prendere le distanze da questa situazione, mi sentii molto a disagio, vulnerabile, e mi assalii una totale diffidenza ; tentavo di tenermi lontano da ogni contatto con le persone che vedevo.

 

E’ interessante notare quale futuro, attraverso la mia paura, il mio predatore andò a realizzare. La sottigliezza, la scomparsa orchestrata dal nostro mezzo di connessione/comunicazione (cellulare) riaccese sensazioni di senso di colpa, di impotenza che mi anestetizzarono. Per cui la predazione senza mettermi in contatto diretto col suo volto violento, continuava la sua tattica di paralisi.

 

D’altronde nel momento in cui emergono queste parole, sopraggiunge un potente mal di testa a causa della contrarietà di questa situazione, in opposizione a questa messa a punto scritta…

 

In questo momento mi meraviglio nel vedere l’alchimia dell’accettazione e della coscientizzazione all’opera e mi autorizza ad aprire una parentesi :

Appena la frase in corsivo venne stampata sullo schermo, il processo di integrazione cominciato probabilmente attraverso la scrittura, entrò in una fase profonda che provocò un’attenuazione significativa del dolore cerebrale che mi opprimeva !

 

Questa conseguenza era anche l’estensione della mia decisione di chiedere l’opinione e l’aiuto del gruppo.

Lo scambio che ebbe luogo in seguito a questa mia richiesta riattivò la dinamica evolutiva nell’insieme psicofisico e mi spronò a vedere come la predazione mi sbarrava la strada. Dopo questa prova ebbi la sensazione di poter proporre al mio predatore di accompagnarmi nella concretizzazione di un futuro basato sulle leggi dell’equilibrio universale e della creatività.

 

L’atto di chiedere è quindi sia personale che collettivo, ed ebbe un esito decisivo, tanto da segnare un inversione di percezione.

Personale, poiché l’iniziativa poteva arrivare solo da me e perché ebbe delle ripercussioni a questo livello ; collettivo, perché faceva appello al gruppo, e anche lì le ripercussioni furono numerose e su più piani : mi permise di aprirmi a prospettive più grandi nella dinamica del gruppo, ridare uno slancio al lavoro di coppia e alla complementarietà che vi si manifestava.

 

Alla fine, aggiungerei che l’assimilazione più importante della parte predatrice porta ad un senso collettivo e personale dell’aspetto multidimensionale e da qui alla realtà collettiva della coscienza individuale (Inconscio collettivo junghiano, dinamismo dei campi semantici di Christine Hardy).

 

In questa implicazione del gioco della predazione e della guida della Supercoscienza si può dire anche :

 

In un primo tempo la mia immobilità e la spaventosa infiammazione a livello della mia clavicola e della mia spalla destra, hanno manifestato le resistenze del mio ego, attivate dal mio predatore volto ad impedirmi di rispondere al richiamo del Nuovo che giungeva dalla mia Supercoscienza. D’altra parte, il messaggio del mio corpo traduceva che qualcosa mi tratteneva nel passato, era un’indicazione sopracosciente data alla mia coscienza con l’intromissione della predazione.

 

Di fatto, quest’ultima, metteva in risalto le mie reticenze, appoggiandovisi sopra e dava la possibilità di comprendere più sottilmente il suo stratagemma teso a colpire il mio slancio. Dietro questo, lo abbiamo visto, si nasconde il ruolo fondamentale dello spirito predatore, che è quello di stimolare la sinergia tra il livello personale e il livello collettivo che quindi può prendere una direzione evolutiva.

 

Che la predazione possa partecipare ad un’energia evolutiva per l’anima può sembrare paradossale come primo acchito. Ma la finalità della predazione, attraverso la costrizione che impone, deve apparire come tale (un paradosso), poiché è necessario che lo squilibrio così instaurato sia forte e accecante da dare impulso ad una dinamica del tipo disintegrazione/integrazione di cui parla Dabrowki (enunciato più avanti).

 

La predazione in un sistema cosciente diventa indispensabile perché, insieme alla dinamica SDA, formano le due fasi attive che animano la psiche di un impulso primordiale : contrazione psicofisica, stadio conflittuale, e in seguito espansione della psiche e della coscienza, comprensione, apertura e accesso ad una nuova parte della Conoscenza. Due tempi di pausa si intercalano tra le fasi attive, sono i tempi di assimilazione e di infusione dell’informazione nella realtà manifesta.

 

Tale movimento pulsante (attività cardiaca, risonanza di Schuman) è sine qua non della nostra reale progressione spirituale.

 

Nel conflitto che scatena l’immobilità, le forze di sviluppo che spingono verso l’evoluzione dello stato cosciente fronteggiano le forze di conservazione dove, tra l’altro, si mischiano l’istinto di sopravvivenza e l’energia gestita dalla morale del sistema predatore. Tali forze conservatrici vengono illustrate come cerchi chiusi e difensivi. Avviene una frizione tra queste due forze psichiche, che provoca, dunque un’infiammazione.

 

L’energia delle forze di sviluppo si dissipò attraverso il fuoco organico del conflitto (fuoco del mio corpo). La predazione mi distolse dal mio reale bisogno di evoluzione, in modo che l’energia di cambiamento e di rivelazione venne ancora soffocata. Cercò di farmi credere che le consapevolezze che mi erano arrivate mentre ero piegato dal dolore, avevano fatto scattare un’importante liberazione.

 

Ipotesi alla quale mi aggrappai, tanto il mio discernimento era stato tenuto lontano con questo secondo stratagemma che approfittava del fatto che numerose verità a cui avevo approdato suonassero giuste. Ma queste risuonavano in un campo che la predazione limitava…

 

Rapidamente, mentre ero solo a metà della ripresa e già nell’azione, ossia la fuga, la mia guida mi offrì una nuova occasione di vedere l’azione della predazione ed in particolare la sua manipolazione. Attraverso questa la Supercoscienza mi diede informazioni sull’attitudine ricorrente nella quale mi incastravo per evitare di confrontarmi con l’energia predatrice. Era una tendenza alla diffidenza, di rifiuto, unita al riflesso di passare inosservato e chiudermi nella mia bolla.

 

Questo comportamento dava come risultato quello di allontanare la possibilità di un faccia a faccia con me stesso che, per altro, rappresentava l’opportunità di accettare questa parte di me, portatrice di una forma di violenza e di collera confezionata dal predatore.

 

Fu il terzo atto di questa sequenza, quello del furto del cellulare. In questa situazione il gioco della predazione non si caratterizzava da una apparente violenza, flagrante come nella fase infiammatoria. La violenza era sorniona e mi sprofondava in uno stato schok e di rassegnazione. La tecnica impiegata dalla predazione corrispondeva così ad una modalità più sottile.

 

Come ho detto prima, questa ha utilizzato l’arte della manipolazione e sottomissione, anche se in realtà tutte le tecniche usate dalla predazione sono manipolatrici perché ci tengono sotto la sua cappa in modo che non possiamo (a meno di averne la capacità e di fare lo sforzo) renderci conto né della sua esistenza né della sua tattica.

 

Per esempio nella prima fase, la violenza collegata alla negazione di sé, al rifiuto di aprirsi, in un primo tempo rimane soggiacente, poi si materializza nella somatizzazione perché viene messa in tensione dal il desiderio intimo di avanzare.

 

C’è da notare che ogni qualvolta che un tipo di comunicazione prodotto dagli ingegnosi sottrattori di energia del sistema SDS, come quello di internet o la telefonia, viene alterato, reso non operativo e sparisce, dà modo alla predazione di appoggiarsi sulla nostra dipendenza a questo sistema !

 

Dipendenza per cui la nostra svalutazione e senso di colpa impediscono di metterci in discussione. Tuttavia, attraverso questa strizzatina d’occhio, la nostra Supercoscienza ci incita ad ampliare in nostro ascolto e ci invita a sperimentare il suo canale di informazione (ossia passare da un canale di informazione esterno a quello interno), quindi ad avere fiducia in questa fonte di indicazione che è la nostra connessione personale col campo della Coscienza Universale e di conseguenza la garanzia della nostra autonomia.

 

In queste esperienze, una delle lezioni particolarmente rilevanti per me, è la seguente : nelle numerose tradizioni di “Risveglio”, di liberazione della coscienza con le loro varianti più recenti, uno dei temi ricorrenti è lo spogliarsi. Ossia la personalità si alleggerisce di tutti gli attaccamenti, condizionamenti, credenze. Tali filosofie parlano di una via nella quale spogliarsi della soggettività è indispensabile.

 

E’ vero, è questo che ho avuto l’impressione di fare nel momento più intenso del dolore. In realtà è in seguito all’interazione col gruppo, che venne sperimentato un vero denudamento. Ciò che succedeva non trovava posto negli schemi “convenzionali” che inconsciamente predominavano tra le mie memorie e che formavano il recinto psichico eretto dallo spirito predatore per impedire ogni tentativo di emancipazione.

 

Se nella prima fase, prima dello scambio collettivo, lo spogliarsi era tuttavia realmente iniziato, gli mancava qualcosa per essere veramente autentico : una visione distaccata e nello stesso tempo uno spostamento del punto di assemblaggio della coscienza (Castaneda) che permettesse di captare l’intrigo della predazione, poiché senza questa chiarezza ogni presa di coscienza risultava vana per una reale liberazione.

Era essenziale che coscientizzassi il suo trucchetto per identificare qual’era il “vecchio” che volevo portarmi dietro e su “cosa” mi appoggiavo sino ad allora per poter imparare a camminare “sul vuoto oscuro” come lo illustra l’estratto che segue dal libro “Dialoghi con l’Angelo” di Gitta Mallasz :

 

“ Più grande è l’ostacolo,

più grande sarà la fiducia nella tua forza.

La grandezza dell’ostacolo

Non è una punizione, ma fiducia.

Fate attenzione ! Tutti voi !

Non ci sono abissi senza oscurità,

non ci sono scogliere senza altezze,

non ci sono smarrimenti così tortuosi

che non siano il cammino.

Che le peggiori paure e sgomentii non vi smarriscano !

Potete già camminare, non solo sull’acqua

- se avete fede - ma anche sul vuoto.

Sul vuoto più nero. Non abbiate paura !

 

Fate attenzione ad una cosa sola :

Non appoggiatevi a nulla !

Quella che vi appare la protezione più sicura,

diverrà il vuoto più nero.

Non aggrappatevi a nessun sostegno,

poiché voi stessi diverrete vuoto !

[…]

Ogni vostro passo sul vuoto

Diverrà un’isola fiorita

Sulla quale gli altri potranno posare il piede.

Ma sul cammino non portatevi nulla di vecchio con voi !

Il vuoto attira il vuoto.

Dovete affrontare il cammino senza vesti.

Un abito nuovo, mai visto prima, vi attende…”

 

Ritengo interessante descrivere il vissuto di questo spogliarmi autentico nel corso del quale mi sono buttato nel vuoto per finalmente appoggiare entrambi i piedi sulla via della verità.

 

Anche se la dimensione sperimentata mantiene un carattere contenuto e instabile, questo episodio mi ha dato l’occasione di registrare la sensazione associata a questa dinamica lucida, e d’ora in avanti considero l’azione in modo completamente diverso.

 

Per illustrare questa descrizione, l’analogia che mi viene di fare è quella dell’epoca della sigaretta e del giorno che ho smesso di fumare. Dopo aver smesso numerose volte, anche per molti anni, e poi ripreso, un giorno seppi chiaramente e immediatamente cosa sentivo, dovuto anche al fatto che un più ampio dialogo era ripreso all’interno di me, ossia che questa ultima volta sarebbe stata quella buona… Anche se già altre volte ero convinto che non avrei fumato più alcuna sigaretta.

 

Lo spogliarsi che desidero evocare e che senza dubbio riguarda il percorso ciclico di ogni membro del gruppo LEO, è quello che ci porta a vivere la coesistenza di due grandi correnti di coscienza che corrispondono al denudamento della Coscienza nell’Esperienza : della Coscienza SDA e la Coscienza SDS.

 

Nello stesso tempo che diveniamo testimoni di questa cosmogonia, la sinergia del Maschile e del Femminile rivela la sua vera natura.

 

Questo spogliarsi è quello che effettuiamo poco a poco e consiste nell’identificare e alleggerirci di tutti i nostri programmi di schiavitù, prendendo coscienza che sono creati dalla predazione e in quale modo questa li utilizza.

 

La coniugazione “avendo coscienza che sono creati dalla predazione e di come li utilizza” è fondamentale perché senza tenere conto dell’origine dell’esistenza e del mantenimento attivo di questi programmi, ogni sensazione di spogliarsi da questi rischia di essere un’ulteriore illusione che ci fa credere i “Re dell’entropia”.

 

Si tratta quindi di lasciare gli schemi che imprigionano, abbandonare veramente l’identità, il passato (dunque il futuro che ne deriva), che ci ha attribuito il predatore e che viene elaborato in ogni parte con i suoi schemi ai quali ci aggrappiamo e che servono da funicelle al burattinaio che egli è.

 

In seguito a questa tappa dove superai uno stadio nell’accettazione del gioco del mio predatore, cambiarono le mie priorità. Mi apparve evidente l’importanza del lavoro di coppia, il partecipare allo sviluppo del Reseau LEO assunse improvvisamente una risonanza più viva e, il mio bisogno di fuggire nell’azione non mi dominava più tanto. La mia forte interiorità respirava, la mia parte SDA, si avventurava a prendere le redini. Entravo in un’altra relazione col mio predatore nella quotidianità e mi sentivo meglio “armato” per i successivi faccia a faccia con lui.

 

Hélène & David

 

 

 

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